Bacino Idrografico
del Fiume Ombrone

Fauna

 

CHIANTI E VAL D’ARBIA

      I castagneti e le cerrete pure o miste, che ammantano le pendici settentrionali del Chianti, così come i boschi a roverella e leccio misti al corbezzolo e l’orniello, che si sviluppano sui versanti esposti a meridione e a occidente, ospitano la fauna caratteristica dei nostri boschi, costituita da numerose specie di Invertebrati e di Vertebrati.

    Tra i primi si ricordano gli ortotteri del genere Oedipoda e il coleottero Cerambix cerdo. Oedipoda Le Oedipoda sono assai comuni nelle radure assolate, negli incolti e nelle vigne; hanno le ali posteriori color rosso, arancio o celeste, visibili solo quando sono in volo. In riposo la colorazione altamente mimetica del corpo le rende invisibili. Cerambix cerdo è un coleottero di grandi dimensioni (fino a 6 cm di lunghezza), color bruno scuro e con antenne molto lunghe nei maschi (fino a circa 10 cm). Frequenta i querceti nelle cui piante di grosse dimensioni si sviluppano le larve, nutrendosi di legno morto; gli adulti conducono vita attiva al crepuscolo o di notte e si alimentano soprattutto di frutti.

     Nell’acquifero dell’alto corso del Torrente Arbia, a monte della frazione di Pianella e in particolare nelle acque sotterranee, vive Alzoniella cornucopia, un mollusco gasteropode dalla conchiglia molto piccola (altezza massima inferiore a 2 mm) allungata, cilindro-conica, fragile e trasparente. Allo stato attuale delle conoscenze risulta endemica dell'Alta Val d'Arbia e può senza dubbio essere considerata una delle entità faunistiche di maggior interesse tra tutte quelle presenti in provincia di Siena.

     Il Torrente Arbia e i suoi principali affluenti si caratterizzano per la ricca fauna ittica rappresentata, oltre che dalla trota fario (Salmo trutta, immessa per fini di pesca sportiva) e dal comunissimo cavedano (Leuciscus cephalus), da entità di rilevante interesse come la rovella (Rutilus rubilio), il vairone italiano (Leuciscus muticellus) e il ghiozzo di ruscello (Padogobius nigricans). La rovella colonizza tanto il tratto superiore dei corsi d’acqua che il tratto medio e quello terminale. Mostra, tuttavia, una spiccata preferenza per le acque a corrente moderata con fondo a ghiaia o sabbia e moderata presenza di macrofite. Il vairone italiano in Toscana è particolarmente diffuso nei corsi d’acqua di ambienti collinari e di media quota dell’Appennino e dei rilievi antiappenninici. Predilige ruscelli e torrenti dalla corrente vivace e si stabilisce di preferenza nelle anse e nelle pozze dove l’acqua è più calma. Il ghiozzo di ruscello è un piccolo pesce endemico dei corsi d’acqua dei bacini del Serchio, dell’Arno, dell’Ombrone grossetano e del Tevere. Colonizza modesti torrenti di ambienti collinari con acque limpide a corrente moderata e fondo a ciottoli o a ghiaia. Sebbene sia ancora comune nel Chianti e in provincia di Siena, negli ultimi anni sembra essere diminuito rispetto al passato.

   Le piccole valli incassate solcate da modesti corsi d’acqua, rappresentano l’habitat di elezione della salamandra pezzata (Salamandra salamandra)Salamandra pezzata, un anfibio poco comune in provincia di Siena dove è ad oggi conosciuto con sicurezza soltanto per poche località dei Monti del Chianti, in particolare della zona di Radda in Chianti. La salamandra pezzata è una specie tipicamente forestale, che predilige i boschi di latifoglie e di conifere; è spiccatamente crepuscolare e notturna, ma con tempo piovoso e nebbioso si può rinvenire anche di giorno. Gli stessi ambienti sono frequentati dalla rana appenninica (Rana italica), una rana legata all’ambiente acquatico, dal quale si allontana solo raramente.

     Alcune pozze perenni che si trovano nei boschi o ai margini delle colture dell’area compresa tra Radda in Chianti e Badia Coltibuono, nel comune di Gaiole in Chianti, ospitano un altro interessante anfibio, il tritone alpestre (Triturus alpestris). Si tratta di una specie prevalentemente montana, localizzata in tutta la provincia di Siena, dove è limitata al Chianti e alla Val di Farma; è il più acquatico dei nostri tritoni, essendo reperibile in acqua quasi tutto l’anno. Frequente in questa specie è il fenomeno della neotenia, ossia l’acquisizione della maturità sessuale contemporaneamente al mantenimento dei caratteri larvali (branchie).

     Passando ai rettili, non rari sono il saettone (Elaphe longissima) e la vipera comune (Vipera aspis), mentre decisamente frequenti appaiono la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e l’orbettino (Anguis fragilis). Il saettone è un serpente arboricolo, predatore di grossi invertebrati, di uccelli e di piccoli mammiferi, ma è del tutto innocuo per l’uomo. L’orbettino ricorda nell’aspetto un piccolo serpente, ma nonostante questo è un “parente stretto” delle lucertole; predilige i margini dei boschi e le radure boschive, dove è attivo di preferenza al mattino e al crepuscolo.

    Gli uccelli più tipici dei boschi chiantigiani sono: l’alloco (Strix aluco), diffuso nei boschi annosi e dove sono presenti vecchi edifici; la poiana (Buteo buteo), il rapace diurno più comune; il fagiano (Phasianus colchicus), ripopolato per fini venatori; il picchio rosso maggiore (Picoides major) e il picchio verde (Picus viridis); il colombaccio (Columba palumbus); la ghiandaia (Garrulus glandarius); il fringuello (Fringilla coelebs); la tordela (Turdus viscivorus) e il tordo bottaccio (Turdus philomelos), quest’ultimo in Toscana maggiormente diffuso lungo la catena appenninica; la cincia bigia (Parus palustris), non comune nel senese; il picchio muratore (Sitta europaea). Nei castagneti da frutto e nei vecchi edifici dei centri abitati nidifica il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), un passeriforme fino a una decina di anni fa decisamente raro in provincia di Siena, ma oggi in espansione. I rimboschimenti a conifere che vegetano nei dintorni di Monte Luco sono frequentati dalla cincia mora (Parus ater), una specie pressoché esclusiva dei boschi di conifere. Le leccete e gli arbusteti presenti nelle pendici meridionali del Chianti (in particolare quelli presso San Gusmé e Villa a Sesta) e le brughiere a erica, danno riparo alla sterpazzolina (Sylvia cantillans) e alla poco comune magnanina (Sylvia undata).

     I Mammiferi più diffusi sono quelli tipicamente forestali; tra tutti si ricordano: alcuni insettivori appartenenti ai generi Crocidura e Suncus, come il mustiolo (Suncus etruscus), il più piccolo vertebrato della fauna italiana, lungo poco meno di 5 cm; i roditori moscardino (Muscardinus avellanarius) e scoiattolo (Sciurus vulgaris), entrambi dai costumi prettamente arboricoli; la lepre (Lepus europaeus), ripopolata per fini venatori e non rara nelle colture e al margine dei boschi; carnivori come la faina (Martes foina) e la donnola (Mustela nivalis); ungulati come il cinghiale (Sus scrofa), divenuto ormai invasivo anche nel Chianti e il capriolo (Capreolus capreolus), anch’esso più frequente di quanto fosse una decina di anni fa.


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